e un articolo su Antonio Gramsci, i cattolici e lo sviluppo dell’Italia .

Antonio Gramsci, i cattolici e lo sviluppo dell’Italia
In questi giorni di euforia del pensiero cristiano, in Italia e nel mondo, è utile rileggere, sul tema del ruolo dei cattolici italiani, nello sviluppo del nostro Paese, pagine memorabili, in grado di dare una adeguata interpretazione della storia moderna del nostro Paese e dello Stato italiano, nonché di illuminarne il presente ed il possibile sviluppo futuro, per costruire una adeguata strategia politica, economica, sociale e culturale, di reale cambiamento degli stessi.
Esse sono state scritte, da Antonio Gramsci, in un articolo pubblicato, nella edizione piemontese del ” Avanti ! ” del 22 dicembre 1918, e riportate nella antologia di scritti gramsciani denominata ” Antonio Gramsci, nel mondo grande e terribile “, in cui si legge :” I giornali così detti liberali, dedicano molto spazio, all’intenzione, che va maturando e concretizzandosi, di costituire un grande Partito nazionale cattolico, che attivamente si inserisca nella vita dello Stato, con un programma proprio distinto, e lotti per diventare il partito di governo, la corrente sociale, che imprime allo Stato la forma peculiare alla sua particolare ideologia ed ai suoi particolari interessi nazionali ed internazionali.L’idea dello Stato liberale o parlamentare, proprio della economia liberista del capitalismo, non si è diffusa, in Italia, con lo stesso ritmo e la stessa intensità che nelle altre nazioni. Il suo processo di sviluppo storico, si è urtato, irriducibilmente, con la questione religiosa, o meglio col complesso di problemi economici e politici, inerenti ai formidabili interessi costituitisi in tanti secoli di teocrazia… Gli uomini di Stato, furono assillati dalla preoccupazione di escogitare un compromesso con il cattolicesimo, di subordinare allo Stato liberale le energie cattoliche appartate ed ottenerne la collaborazione al rinnovamento della mentalità italiana ed alla sua unificazione, di suscitare o rinsaldare la disciplina nazionale, attraverso il mito religioso.
Non era possibile conciliare due forze, come lo Stato laico ed il cattolicesimo, assolutamente irriducibili. Cosi, il partito liberale divenne opportunista, mandò in soffitta le sue ideologie ed i suoi programmi concreti, si frantumò in tante cricche quanti sono i centri mercantili italiani, e, così snaturato e corrotto, senza unità e gerarchia nazionale, il liberalismo finì col subordinarsi al cattolicesimo, le cui energie sociali sono fortemente organizzate ed accentrate e posseggono, nella gerarchia ecclesiastica, una ossatura millenaria, salda e preparata ad ogni forma di lotta politica e di conquista delle coscienze e delle forze sociali: lo Stato italiano divenne l’esecutore del programma clericale, e, nel Patto Gentiloni, culmina un’azione subdola e tenace, per ridurre lo Stato ad una vera e propria teocrazia, per sottoporre l’amministrazione pubblica al controllo indiretto della gerarchia ecclesiastica.I cattolici esplicano un’ azione sociale sempre più vasta e profonda: organizzano masse proletarie, fondano cooperative, mutue, banche, giornali, si tuffano nella vita pratica, intrecciano, necessariamente, la loro attività all’attività dello Stato laico e finiscono col far dipendere dalle fortune di esso le fortune dei loro interessi particolari…lo Stato assorbe il mito religioso, tende a farsene uno strumento di governo, atto a respingere gli assalti delle forze nuove, assolutamente laiche, organizzate dal socialismo….Il mito religioso si dissolve…per diventare volontà pratica di un particolare ceto borghese, che si propone, conquistando il governo dello Stato, oltreché la conservazione dei previlegi generali della classe, la conservazione dei previlegi particolari dei suoi aderenti.
Il costituirsi dei cattolici in Partito politico, è il fatto più grande della storia italiana, dopo il Risorgimento, e non è da escludere che il partito cattolico, per la sua potente organizzazione nazionale, accentrata in poche mani abili, riesca vittorioso, nella concorrenza dei ceti liberali e conservatori laici della borghesia, corrotti, senza vincoli di disciplina ideale, senza unità nazionale, rumoroso vespaio di basse congreghe e consorterie “.
Chi ha presente il ruolo esercitato dal ” partito cattolico “, negli immediati anni successivi a tale scritto, nella affermazione del fascismo e nel suo avvento al potere, e successivamente, nel dopoguerra, nella formazione di quello che verrà chiamato regime democristiano, filoatlantico e filoimperialista, contro cui di troveranno a lottare, per lunghi decenni, le forze politiche e sociali del movimento operaio e popolare, nel nostro Paese, non può che riconoscere, nelle parole del testo citato, il carattere preveggente e di grande attualità, del pensiero e dell’azione di Antonio Gramsci, un gigante della cultura politica comunista moderna, che ci guida, ancor oggi, nella lotta politica quotidiana, contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo
