La fondazione del PCI

di Dario Ortolano Segretario PCI Torino

Si avvicina, a grandi passi, la data della fondazione del PCI, denominato originariamente, Partito comunista d’Italia, sezione italiana della III Internazionale, che avvenne il 21 gennaio 1921, a Ĺivorno, facendo seguito alla grande Rivoluzione socialista d’Ottobre nel 1917, alla fondazione della III Internazionale, nei mesi d’inizio del 1919 ed allo svolgimento del suo secondo Congresso, nell’estate del 1920, con l’indicazione dei 21 punti, sulla cui base fondare, in tutto il mondo, i nuovi partiti comunisti, col compito di diventare l’avanguardia organizzata della classe operaia, dei lavoratori e di tutti gli sfruttati ed oppressi dal capitalismo e dall’imperialismo, nella lotta per il socialismo. Questa esigenza nasceva dalla lunga lotta, condotta per anni, a partire dalla fine del XIX secolo, contro l’opportunismo ed il revisionismo dei principi e degli obbiettivi internazionali e nazionali, del movimento operaio di ispirazione popolare e socialista, soprattutto da Lenin, per sviluppare creativamente il pensiero di Marx ed Engels, fondatori, nel XIX secolo del socialismo scientifico, come dottrina rivoluzionaria del proletariato, nella lotta di classe, sulla base della nascita della nuova fase imperialista del capitalismo, per creare le premesse della sua sostituzione, con un nuovo Stato e sistema sociale, fondato su di un nuovo potere proletario e popolare.La seconda guerra mondiale, aveva dimostrato la volontà, della borghesia monopolista ed imperialista internazionale, di essere disposta ad un feroce conflitto mondiale, finalizzato ad una nuova spartizione delle risorse economiche e dei territori del mondo, per esercitare un rinnovato e spietato dominio su di esso.I partiti socialisti dei vari paesi, nel 1914, all’esplosione della guerra, si erano schierati a favore delle rispettive borghesie nazionali, votando, nei parlamenti dei vari paesi belligeranti, i crediti di guerra, tradendo i principi storici della pace e della solidarietà internazionale, che avevano animato, fino ad allora, la lotta del proletariato.Da quella guerra imperialista e da quel tradimento dei principi storici del socialismo, nacque la resistenza della classe operaia, dei contadini, e di tutti gli sfruttati ed oppressi dal capitalismo e dall’imperialismo, che sfociò nella Rivoluzione socialista d’Ottobre, in Russia, nel 1917, nella Repubblica, in Germania, nel 1918, con l’abbattimento dell’impero del Kaiser, nella esperienza delle Repubbliche sovietiche in Ungheria e Baviera, nel 1919 e nel biennio rosso di lotte, con l’occupazione delle fabbriche, negli anni 1919/20, in Italia. Ora non si poteva più attendere, le direzioni politiche dei partiti socialisti, avevano sufficientemente dimostrato la loro non volontà di guidare le lotte operaie e proletarie verso sbocchi di abbattimento del potere borghese, per costruire l’ ” Ordine Nuovo ” proletario, per la costruzione del socialismo. Occorreva cambiare, occorreva una svolta, prima di tutto nella direzione politica delle lotte operaie e popolari.Così nacquero i partiti comunisti, in Europa e nel mondo, a partire dall’anno 1921 !!! Così fu fondato il movimento operaio e comunista internazionale di massa, sulla base del leninismo, dopo che Marx ed Engels, ne avevano poste le basi teoriche e politiche.W IL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA, E IL MOVIMENTO OPERAIO E COMUNISTA INTERNAZIONALE !!!

Nasce la frazione comunista

L’occupazione delle fabbriche, nel settembre 1920, era stata la dimostrazione del fatto che il movimento operaio italiano, non aveva una sua strategia rivoluzionaria, e la reazione della III Internazionale, a quegli avvenimenti, riflette le critiche dei comunisti italiani e dello stesso Lenin:1) Si sottolinea l’occasione mancata, con l’occupazione delle fabbriche. 2) Si critica, del Psi, l’assenza assoluta di ” obbiettivi transitori “.3) Si afferma, tuttavia, che la situazione resta aperta a successivi sviluppi rivoluzionari.Il 29 settembre 1920, sul tavolo della direzione del Psi, si discutono, per tre giorni, le Tesi del II Congresso dell’Internazionale comunista, approvate nell’estate.

Alla fine prevale l’ordine del giorno, presentato da Terracini, di approvazione incondizionata dei 21 punti, e di rottura con i riformisti.Ma le radici del riformismo, nel Psi, sono profonde ed estese, cosicché, attorno a Serrati, si organizza una frazione, in vista del Congresso socialista, che riafferma la necessità dell’unità del partito e la sua autonomia, nell’applicazione dei 21 punti.A questo punto, in ottobre, nasce la frazione comunista unificata, con la rinuncia, da parte di Bordiga, alla pregiudiziale astensionistica e la accettazione della proposta, avanzata da tempo da Gramsci, di realizzazione di una piattaforma comune. L’offensiva polemica, dei comunisti italiani, si concentrerà, da questo momento, contro la frazione, d’ora in poi denominata ” centrista “, di Serrati. Gramsci, infatti, in una riunione dei socialisti torinesi, tenutasi alla presenza di Serrati, affermerà:” L’ adesione alla III Internazionale, deve essere senza condizioni e senza riserve…È necessaria la costituzione di un Partito comunista che obbedisca ad una disciplina internazionale..

Non è necessario essere in molti. Trentamila soci del PC russo, sono bastati per condurre la rivoluzione alla vittoria, perché quel partito era omogeneo, sapeva ciò che voleva. “È anche profondamente errato, sostenere, ciò che la propaganda borghese va diffondendo a piene mani, in questi giorni, in prossimità alla data di nascita del Partito comunista, e cioè che la ” scissione di Livorno “, sarebbe avvenuta in un clima politico di colpevole e grave sottovalutazione del pericolo fascista, tesi peraltro sostenuta, anche da alcuni settori delle attuali formazioni che si richiamano al comunismo. Gramsci, in verità, avverte l’esistenza di una nuova tendenza che così descrive in un articolo intitolato ” La reazione “, sulla edizione piemontese del ” Avanti “, del 17 ottobre 1920:” È certo che la reazione italiana si rafforza e cercherà di imporsi violentemente a breve scadenza…obbedisce a leggi proprie di sviluppo, che culminerà nel più atroce terrorismo che abbia visto la storia. La reazione, è sempre esistita in Italia, essa non minaccia di sorgere ora, per colpa dei comunisti…

Nell’attuale periodo, il terrorismo vuol passare, dal campo privato al campo pubblico, non si accontenta più dell’impunità concessagli dallo Stato, vuol diventare lo Stato. “D’ altronde, tale giudizio, si accompagnava a quello dei comunisti russi, che prevedevano, in questo periodo, una controffensiva reazionaria, in Italia come in altri Paesi, con le stesse parole di Lenin ” la borghesia italiana farà tutto il possibile, commetterà tutti i delitti e tutte le atrocità, per impedire al proletariato di prendere il potere ” ( cit. da ” Falsi discorsi sulla libertà ” ).

Con questa consapevolezza, della III Internazionale e dei comunisti italiani, ci si accingeva, quindi, alle ultime decisive battaglie per la formazione dei partiti comunisti, come reale avanguardia politica organizzata del proletariato e del popolo, nella lotta per la libertà, per l’emancipazione politica e sociale della classe operaia, dei lavoratori e di tutti gli sfruttati ed oppressi dal capitalismo e dall’imperialismo, per il socialismo !!

Dalla frazione al Partito

Nell’intenso lavoro che contraddistingue i comunisti italiani, sul finire dell’anno 1920, per prepararsi allo scontro politico che caratterizzerà l’imminente Congresso nazionale del Partito socialista, convocato per il mese di gennaio del 1921, assume una certa importanza, il convegno della frazione comunista che si tiene ad Imola, il 28 novembre 1920, dove si mettono a punto i contenuti fondamentali della piattaforma politica e programmatica con cui, lo scontro stesso, contro il riformismo ed i ” centristi ” di Serrati, verrà condotto, in cui, Antonio Gramsci, col suo intervento, svolgerà una funzione di reale riunificazione, della frazione stessa.Gramsci arriva ad Imola, avendo appena concluso una decisiva assemblea della sezione torinese del Partito socialista, alla presenza di Serrati, nella quale, sia lui che Togliatti e Terracini, si sono duramente scontrati, contro il ” centrismo “, esaltando i contenuti di tutto il movimento rivoluzionario torinese, del biennio rosso, che Gramsci riprende, nel nuovo intervento ad Imola.

Dopo aver fissato i punti dirimenti fra comunisti e socialisti, sul piano della lotta per la conquista del potere politico, egli offre una visione del movimento comunista, che riflette pienamente la esperienza ordinovista. Esalta i Consigli di fabbrica, come l’istituzione sovietica della classe operaia italiana, descrive il processo di costruzione del partito comunista come frutto dell’azione di progressiva conquista dei lavoratori, nelle officine e nei sindacati, traccia la più netta distinzione con l’anarchismo, opponendosi con energia alla propaganda di svalorizzazione del ruolo del Partito, dando, anzi, in tal senso, un grande rilievo alla funzione dei ” circoli educativi “, come sedi naturali dei gruppi comunisti e dei commissariati di zona dei Consigli di fabbrica.

Sono i contenuti che avevano portato Lenin ad affermare, nel II Congresso dell’ Internazionale comunista, appena tenutosi nell’estate 1920, come corrispondenti ai principi fondamentali della Internazionale, ” le critiche e le proposte pratiche, espresse, a nome della sezione torinese del Partito stesso, nella rivista L’ Ordine Nuovo dell’8 maggio 1920. “Da Imola, sulla base di tali contenuti, i comunisti italiani, muoveranno, sempre più celermente, nelle ultime settimane dell’anno 1920, verso l’appuntamento decisivo, con cui si sarebbe aperto l’anno 1921, lo svolgimento del XVII Congresso del Partito socialista italiano.Quando, la rottura tra la redazione torinese dell’ ” Avanti ” e Serrati, porterà alla soppressione della sua edizione piemontese, i comunisti fonderanno un loro quotidiano ” L’Ordine Nuovo “, con direttore Gramsci e caporedattore Togliatti, a cui l’Internazionale manderà un caloroso saluto, citando Torino operaia come una ” Pietrogrado rossa “, che il giornale pubblicherà, nel suo primo numero, il 1 gennaio 1921.

Il XVII Congresso del PSI

Dopo settimane di svolgimento dei congressi delle sezioni socialiste, si giunse, infine, alla assise nazionale del XVII Congresso del PSI, che si svolgerà a Livorno, nell’affollato Teatro Goldoni, dopo che, nei congressi di sezione, la mozione ” centrista ” di Serrati, aveva raccolto 98.028 voti, i riformisti 14.695 ed i comunisti 58.783.Il dibattito, durerà sette giorni, dal 15 al 21 gennaio 1921, e sarà caratterizzato da posizioni politiche, ormai determinate e lungamente discusse, che non lasciano margini di mediazione o di incontro, fra le mozioni protagoniste del dibattito stesso.Il processo di ” scissione ” che lo attraversa è, nello stesso tempo, nazionale ed internazionale.Di fatto, la frazione comunista è già un partito, e l’Internazionale comunista ha fatto la sua scelta.D’altronde, il Congresso nazionale, si apre proprio, nel giorno in cui il proletariato celebra il sacrificio di Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht, barbaramente trucidati dalle milizie, al soldo del socialdemocratico Noske, che aveva duramente represso il tentativo rivoluzionario, di due anni prima, nella Germania, ormai repubblicana, ma, ancora in mano al potere borghese. Quell’avvenimento, così come la Rivoluzione proletaria e socialista d’Ottobre, del 1917, in Russia, aveva fortemente e definitivamente segnato la più netta contrapposizione fra comunisti e socialdemocratici, perché aveva visto, i primi, alla guida delle rivoluzioni proletarie del nuovo secolo, vittoriose o no, dare l’assalto a governi guidati dai secondi, trasformati, ormai, nell’ultimo baluardo di difesa del potere borghese. I partiti comunisti, in ogni caso, avevano iniziato, in Europa, a dimostrare la loro funzione, in netta contrapposizione, ed anzi, in uno scontro frontale con la socialdemocrazia.

Da ciò non si sarebbe, mai più, potuto prescindere, al di là delle diverse situazioni politiche, in cui ci si sarebbe trovati ad operare.Lo affermerà chiaramente, a Livorno, il rappresentante della Internazionale comunista, Kabakciev, intervenendo nel dibattito: ” Quale è, oggi, la differenza fra gli opportunisti, i riformisti e noi ? Precisamente questa, che i primi non riconoscono la situazione rivoluzionaria, non ammettono che le condizioni, per una rivoluzione proletaria, siano mature. “Lo ripeterà, ancora nove mesi dopo, Antonio Gramsci, in un articolo non firmato – I partiti e la massa – su ” L’ Ordine Nuovo ” del 25 settembre 1921: ” I capi riformisti, affermarono che pensare alla rivoluzione comunista, in generale, era pazzesco. Serrati affermò, che era pazzesco pensare alla rivoluzione comunista, in Italia, in quel periodo. Solo la minoranza del partito, formata dalla parte più colta ed avanzata del proletariato industriale, non mutò il suo punto di vista comunista ed internazionalista, non si demoralizzò per gli avvenimenti quotidiani, non si lasciò illudere dalle apparenze di robustezza ed energia, dello Stato borghese. “Ed ancora, sull’ ” Ordine Nuovo ” del 19 gennaio 1921, si afferma: ” Prenda Turati il cadavere del fu Partito socialista e se ne faccia sgabello per la sua ambizione senile. Comunisti, avanti !

“E così, avvenne. Il 21 gennaio del 1921, si proclama l’esito delle votazioni sulle mozioni, che farà dire a Lenin che Serrati, avrà preferito rimanere unito con quindicimila riformisti, piuttosto che passare con sessantamila comunisti.Questi ultimi, escono dalla sala, intonando L’ Internazionale, e si avviano verso il Teatro San Marco, per la nuova assise di fondazione.

Il I Congresso del PCd’I ( Partito Comunista d’Italia ), si svolge in due sedute. Nella prima, si accolgono i saluti dei delegati dei partiti comunisti stranieri, nella seconda, pomeridiana, si elegge il nuovo Comitato Centrale. ” L’ Ordine Nuovo ” sarà il primo organo di stampa del Partito.Così fu fondato, il 21 gennaio 1921, in un contesto caratterizzato dal più animato ed approfondito dibattito politico ed ideale, in una situazione di sempre più aspro scontro politico e sociale di classe, nel nostro Paese ed a livello internazionale, quello che sarebbe diventato, nel corso di dure lotte di classe e nazionali, nei futuri decenni, il più grande e forte partito comunista dell’ occidente capitalistico, come avanguardia organizzata e di massa della classe operaia, dei lavoratori e di tutti gli sfruttati ed oppressi dal capitalismo e dall’imperialismo, nella lotta, a cui fu immediatamente chiamato, appena dopo la sua fondazione, contro la nascente offensiva del fascismo, che, promossa e finanziata dalla borghesia monopolista ed imperialista, a sostegno del proprio dominio di classe, avrebbe visto nei comunisti, il più solido ed invalicabile baluardo di resistenza alla dittatura della parte più reazionaria della borghesia, come classe dominante, nel capitalismo, fino alla vittoria, nel contesto della seconda guerra mondiale, contro il fascismo ed il nazismo che la avevano scatenata, con l’apertura, per i popoli e gli Stati, di una nuova stagione di lotta per la pace, la libertà, la sovranità, l’indipendenza nazionale, la uguaglianza e la giustizia sociale, contro il capitalismo, l’imperialismo, per il socialismo, in un sempre rinnovato spirito di solidarietà di classe internazionale, fra la classe operaia, i popoli e tutti gli Stati socialisti ed antimperialisti, che ancor oggi lottano, a partire dalla Cina, da Cuba ed il Vietnam socialisti ed altri, per gli ideali su cui si fonda l’azione del movimento operaio e comunista, che in quell’anno glorioso 1921, vide la nascita, oltre del Partito, in Italia, anche di molti altri partiti comunisti, come quello francese, cinese, ed altri che scriveranno, con le loro lotte e vittorie, pagine gloriose della storia del movimento operaio e comunista e di liberazione nazionale antimperialista, nella lotta per la pace, la libertà l’uguaglianza e la giustizia sociale, per la democrazia ed il socialismo. Noi, comunisti italiani, siamo fieri di appartenere a tale storia, di cui ci consideriamo, nei limiti delle nostre forze attuali, ma con l’orgoglio della esperienza vissuta nella sua realizzazione, i continuatori, nel nuovo secolo e nelle condizioni politiche e sociali attuali, di svolgimento della lotta di classe, a livello nazionale ed internazionale. Nel ricordare gli avvenimenti, che portarono, cento anni or sono, alla fondazione del movimento operaio e comunista, italiano ed internazionale, come movimento di massa e popolare, col contributo fondamentale di Lenin, dopo che Marx ed Engels, ne avevano fondato la dottrina e teoria politica, economica e sociale, rivolgiamo un pensiero riverente e commosso a tutti coloro che, alla lotta pluridecennale per i suoi ideali ed obbiettivi politici, hanno dedicato, ed, in molti casi, dato la vita.

Nel loro ricordo, e sulla base del loro esempio, noi prendiamo il solenne impegno, in questo anno 2021, centenario della fondazione del movimento comunista, italiano ed internazionale, di rilanciare con sempre maggiore capacità d’azione, la iniziativa dei comunisti, con i propri simboli e bandiere, alla testa delle lotte popolari, come nelle occasioni di scadenze elettorali, a permanente garanzia, della necessaria riscossa operaia e popolare, per la libertà, la sovranità ed indipendenza nazionale, l’uguaglianza e la giustizia sociale, oggi come ieri, contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo !!!

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