Redazione PCI Torino
Nella ricorrenza dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, cioè della prima rivoluzione proletaria e socialista vittoriosa, da quando Marx ed Engels, nel secolo XIX, posero le basi, con la loro analisi della società, del pensiero politico denominato ” socialismo scientifico “, fondato sul metodo d’indagine del materialismo storico e dialettico, si è soliti ricordare il grande evento storico, descrivendone i passaggi salienti ed il ruolo, in esso esercitato, delle più eminenti personalità che ne sono state protagoniste. Quest’anno, invece, come comunisti, vogliamo utilizzare un’altra chiave interpretativa, partendo dallo sviluppo del pensiero politico che, nel corso del XIX secolo, prese il nome di ” marxismo “, per comprendere le motivazioni profonde che, a partire dall’inizio dal XX secolo, per il contributo determinante ed eccezionale, di studio e di elaborazione di Lenin, verrà, successivamente, definito ” marxismo-leninismo “, come pensiero guida della mobilitazione operaia e popolare, verso i suoi sbocchi rivoluzionari. Bisogna, infatti, chiedersi perché, in un panorama politico e sociale così variegato e contraddittorio come quello della Russia, nel contesto economico e sociale sconvolto dalla prima guerra mondiale, in presenza di più soggetti politici e culturali che si contendevano aspramente il primato, nella ” battaglia delle idee “, al fine di esercitare la direzione politica e culturale del movimento di lotta in corso, infine, fu la personalità ed il partito di Lenin, a vincere tale battaglia e la rivoluzione stessa.Per rispondere a tale interrogativo, bisogna partire da molti anni prima.Il XIX secolo, con la rivoluzione industriale in Europa, guidata dalla borghesia, era stato, con alti e bassi, con balzi in avanti e periodi di restaurazione sociale, caratterizzato dalla vittoria definitiva della borghesia e del capitalismo, contro la nobiltà, l’assolutismo ed il feudalesimo, da cui era nato il ” marxismo “, come pensiero della nuova classe operaia e proletaria, emersa come protagonista della scena politica e sociale.Il ” Manifesto del Partito comunista “, ne era stato, nel 1848, il primo e fondamentale punto di partenza, in termini di elaborazione, non a caso pubblicato nell’anno che ” sconvolse l’Europa “, per poi approdare alla analisi socio-economica de ” Il Capitale “, come pietra miliare analitica, delle motivazioni del nuovo pensiero politico rivoluzionario. Ma, già sul finire del secolo XIX, dopo i primi decenni di lotta ed accumulazione di esperienze politiche e sociali, da parte delle organizzazioni del movimento operaio, di tale pensiero, si incominciava a dare interpretazioni che ne snaturavano profondamente le basi e le finalità. È appunto, in tale contesto, di fine secolo ed avvio di quello nuovo, che si inserisce il lavoro politico ed intellettuale di Lenin, di escavazione delle radici storiche del ” marxismo “, per riportarlo alla ribalta della propria attualità, contro le deformazioni, ormai imperanti, dei suoi capisaldi teorici e politici.Così, troviamo scritto, fin dalle prime righe della sua opera ” Che fare ?? ” del 1902:” In che cosa consista la nuova tendenza che critica il marxismo, vecchio e dogmatico, Bernstein lo ha detto e Millerand lo ha dimostrato, con sufficiente precisione. La socialdemocrazia deve trasformarsi, da partito di rivoluzione sociale, in partito democratico di riforme sociali. Bernstein ha appoggiato questa rivendicazione politica, con tutta una batteria di nuovi argomenti e considerazioni, abbastanza ben concatenati. Si nega la possibilità di dare un fondamento scientifico al socialismo e di provare che, dal punto di vista della concezione materialistica della storia, esso è necessario ed inevitabile; si nega il fatto della miseria crescente, della proletarizzazione, dell’inasprimento delle contraddizioni capitalistiche; si dichiara inconsistente il concetto stesso di scopo finale e si respinge, categoricamente, l’idea della dittatura del proletariato; si nega l’opposizione di principio fra liberalismo e socialismo; si nega la teoria della lotta di classe, che sarebbe inapplicabile in una società rigorosamente democratica, amministrata secondo la volontà della maggioranza, ecc. “Lenin, quindi, fa propria l’osservazione di Engels ( 1874 ), in base a cui ” il socialismo, da quando è diventato una scienza, va trattato come una scienza, cioè va studiato. “E ciò, tanto più per il fatto che ” La storia di tutti i Paesi attesta che la classe operaia, con le sue sole forze, è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista, cioè la convinzione della necessità di unirsi in sindacati, di condurre la lotta contro i padroni, di reclamare dal governo questa o quella legge necessaria agli operai..” ( op.cit.)Serve, quindi, l’educazione politica, egli afferma, e si chiede in che cosa essa consista, affermando:” Bisogna fare dell’agitazione, a proposito di ogni manifestazione concreta della oppressione politica ed economica. E poiché, questa oppressione si esercita sulle più diverse classi sociali della società, poiché si manifesta nei più diversi campi della vita e della attività professionale, civile, privata, religiosa, scientifica ecc. su tutti tali aspetti bisogna intervenire… Ma, ci domanderanno, e già ci domandano i partigiani troppo zelanti del legame stretto ed organico con la lotta proletaria, se noi dobbiamo incaricarci di organizzare denunce che interessino veramente tutto il popolo, come si manifesterà il carattere di classe del nostro movimento ??!!Si manifesterà, appunto, nel fatto che l’organizzazione di tali denunce popolari sarà opera nostra, di noi socialdemocratici, nel fatto che l’esposizione di tutte le questioni sollevate nell’agitazione, sarà fatta con uno spirito coerentemente socialdemocratico e senza nessuna concessione alle deformazioni, volute o no, del marxismo, nel fatto che questa multiforme agitazione politica sarà sviluppata da un partito che lega, in un tutto indissolubile, la offensiva contro il governo, in nome di tutto il popolo, l’educazione rivoluzionaria del proletariato, la salvaguardia della sua indipendenza politica, la direzione della lotta economica della classe operaia e l’utilizzazione degli urti spontanei con i suoi sfruttatori, urti che sollevano ed attraggono, continuamente, nel nostro campo, sempre nuovi strati proletari !!! “. ( op.cit )È, quindi, nei decenni di sviluppo relativamente pacifico del capitalismo, dal 1871 al 1914, in cui esso si viene configurando, anche, nella sua moderna strutturazione di ” imperialismo “, che vengono ” dimenticati ” i capisaldi teorici del marxismo.Ma la prima guerra mondiale imperialista, produce le condizioni materiali della rivoluzione. Nel febbraio 1917, la crisi politica si manifesta, in Russia, nella forma acuta che provoca la caduta dell’autocrazia zarista e la nascita della repubblica democratica borghese, caratterizzata, tra l’altro, da un dualismo di potere, fra parlamento e governo da un lato, e soviet dall’altro, come espressione diretta degli operai e dei contadini poveri in divisa.È nel divampare di questa lotta, fra democrazia borghese e democrazia proletaria, che Lenin, nei mesi di agosto e settembre 1917, scrive ” Stato e Rivoluzione “, con l’intendimento di ” riportare alla memoria ” i contenuti ” dimenticati ” del marxismo, facendoli vivere nella concreta realtà della crisi politica e sociale che si andava sviluppando. Così trionfò la prima rivoluzione proletaria e socialista del mondo, con l’iniziativa rivoluzionaria del proletariato, dei contadini e dei soldati e la riscoperta della attualità e della forza del marxismo, come scienza della rivoluzione.Quando, dai principi rivoluzionari riscoperti, si tornò ad allontanarsi, da parte del movimento operaio e comunista, tornarono le sconfitte, fino all’autodistruzione del ” campo socialista ” e dell’URSS, nonché all’autodissoluzione del PCI, come più grande partito comunista dell’occidente capitalistico.Si parlò, da parte dei nuovi ” revisionisti moderni ” di ” esaurimento della spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre “, ma, in realtà, quella che si era esaurita, era la loro adesione ai principi del marxismo-leninismo, che hanno ispirato e guidato alla vittoria le grandi rivoluzioni proletarie e socialiste del XX secolo, a partire dalla Rivoluzione proletaria e socialista d’Ottobre, nel 1917, in Russia !!!