La Storia non si cancella!

Nelle scorse settimane, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione relativa “all’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”. Di quale memoria si parli è presto chiaro: equiparazione delle esperienze di comunismo e nazi-fascismo, diffida circa l’uso ed il mantenimento nella sfera pubblica dei simboli del comunismo, invito alla rimozione di monumenti e riferimenti tuttora esistenti in parchi, piazze e strade a eventi e personaggi del comunismo. Tra l’altro, nel testo, nazifascismo e comunismo vengono indicati quali responsabili dello scoppio della seconda guerra mondiale (patto di non aggressione firmato dalla Germania nazista e dall’Urss nel 1939), tacendo completamente sulle responsabilità della comunità internazionale e, in special modo, delle potenze europee che con complice silenzio -quando non conniventi- si prestarono all’ascesa del nazismo e del fascismo. In questo modo, la maggioranza parlamentare “liberale e riformista” (complice in maniera grave una parte del campo progressista e democratico, tra cui il gruppo del Pd a Strasburgo) ha oggi costruito un’operazione finalizzata a realizzare un “punto zero”, una resettazione colpevole della storia del movimento operaio, del movimento rivoluzionario e comunista nel novecento.
Siamo dinanzi ad una risoluzione vergognosa!
Mentre in Europa si dovrebbero abbattere ovunque i monumenti eretti a ricordo dell’Armata Rossa e del popolo sovietico che in assoluto ha pagato il prezzo più alto
nella lotta contro il nazismo (oltre 25 milioni di morti); nel nostro Paese si dovrebbero cancellare Via Lenin a Milano, e a Cavriago (Reggio Emilia) il monumento eretto in suo onore, a Torino Corso Unione Sovietica, a Bologna Viale Stalingrado e di questo passo anche Via Antonio Gramsci, Via Palmiro Togliatti, Via Luigi Longo, Via Umberto Terracini presenti in molte città italiane, giù giù sino alla cancellazione di ogni riferimento al
sacrificio e al ruolo svolto nella storia da centinaia di partigiani, sindacalisti, esponenti politici e combattenti comunisti. Siamo al qualunquismo della storia, alla falsificazione palese, alla sua consapevole ed aperta strumentalizzazione. Ma la storia dei comunisti e del movimento comunista non si cancellano per decreto!
Non ci stiamo.
Il Partito Comunista Italiano a partire dai presidi politici a cui darà luogo in alcune città italiane già dal prossimo 9 novembre, si impegnerà in tutte le sedi politiche e istituzionali, in Italia e In Europa, affinché tale risoluzione venga ritirata. Si levi la protesta e l’indignazione del movimento dei lavoratori, degli antifascisti, degli intellettuali, dei giovani e delle donne del nostro Paese. La battaglia sulla memoria non è mai scontro accademico ed astratto, ma immediatamente battaglia politica. La verità è
che vogliono una società senza memoria critica, senza memoria delle lotte per il lavoro, la libertà e i diritti sociali, per il disarmo, la pace e l’antimperialismo di cui i comunisti sono stati e saranno ancora in prima fila coerenti artefici e protagonisti. Non ci riusciranno. (ottobre 2019)
Presidio in Piazza Castello dalle ore 10 alle ore 18 il 9 novembre 2019 – alle ore 15,30 intervento del compagno Bruno Steri della Segreteria Nazionale del PCI.

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